A cura di Sergio Pillon
L’arrivo ufficiale dell’infezione in Italia su pazienti italianai è stato dichiarato con la comparsa dei primi casi rilevati positivi a Lodi ed a Vo’ Euganeo, in Lombardia ed in Veneto nella seconda metà di febbraio. Immediatamente è scattato in piano per individuare i contatti avuti dalle persone infette e cercare di circoscrivere l’infezione, chiudendo le aree del possibile contagio.
Mentre i casi di positività aumentavano le zone chiuse sono aumentate fino ad intere province, poi intere regioni ed ora l’Italia intera si è fermata per ridurre la diffusione del contagio.
Le lezioni apprese oggi in termini di applicabilità dei sistemi di telemedicina:
1) il personale sanitario è stato percentualmente il più’ contagiato: evitare di andare dal medico, utilizzare i servizi digitali ed avvisare anche il personale del pronto soccorso all’ingresso, non dopo aver atteso nell’ingresso. Il triage per il rischio COVID19, se possibile in modalità elettronica, per avere i dati immediatamente disponibili on line, va fatto a tutti quelli che entrano in contatto con il personale sanitario e non solo a coloro che hanno segni di infezione respiratoria;
2) Una buona parte del contagio si è verificata per la leggerezza con cui gli Italiani hanno affrontato i divieti: hanno continuato ad andare al nord per sciare, a frequentare i cinema, i centri commerciali a fare feste, funerali, matrimoni e serate tra amici. Molti alla comparsa dell’infezione nel nord dell’Italia sono tornati a casa, al sud, diffondendo l’infezione. Monitorare e presidiare i Social con messaggi chiari e corrette avrebbe probabilmente ridotto questo rischio;
3) In Italia oggi mancano nelle farmacie e nei supermercati i dispositivi di protezione ed i disinfettanti, in particolare quelli in gel, in particolare mancano le mascherine semplici, quelle che evitano che le goccioline di saliva emesse parlando o tossendo possono contagiare le persone e gli ambienti. Debbono essere previste scorte importanti, per i cittadini e per il personale sanitario ma intanto si potevano comprare on line;
4) Più le azioni iniziali sono drastiche e meno si diffonde il contagio. L’associazione dei medici ospedalieri italiani ha diffuso il motto “meglio annoiati che intubati” e le associazioni nazionali delle professioni sanitarie da diffuso il motto “io vado in ospedale, tu stai a casa”, ma soprattutto la FIMMG ha iniziato ad inviare, in barba al GDPR, le ricette ai pazienti per e-mail o in altre via elettroniche, in modo che le potessero stampare da casa;
5) In alcuni Paesi i pazienti, tamponi sintomi persone ed altre informazioni si tracciano anche per via telematica con apposite app, in Corea del Sud, Hong Kong, Singapore, Israele hanno applicazioni digitali per il contact tracing su smartphone;
6) Le piattaforme Cloud di videoconferenza, utilizzate per il telelavoro e in qualche caso per la televisita hanno dato segni di sovraccarico, non essendo pensate per gestire questa situazione;
Vediamo anche sinteticamente cosa succede all’estero sul tema.