Riportiamo una lettera inviata da Luciano Dragonetti, Vice Presidente di Ansi, a Quotidiano Sanità
Gentile Direttore,
leggendo con estrema attenzione il dibattito in corso su questa testata sull’opportunità o meno di supportare le protezioni sanitarie garantite dal sistema pubblico con prestazioni fornite da sistemi di sanità integrativa, sembra ci sia poca conoscenza sulla realtà del sistema sanitario nel suo complesso, sul quale è necessario fornire un contributo finalizzato alla chiarezza.
In primo luogo, è essenziale comprendere che la conclusione per la quale la sanità pubblica debba orientare la propria attività sulle fasce più deboli della popolazione non è determinata o determinabile da scelte politiche, ma è una risultanza statistico matematica di semplice comprensione, determinata da tre fattori:
• l’invecchiamento della popolazione;
• l’ampliamento della scienza medica;
• lo sviluppo della tecnologia in campo sanitario.
Questi tre elementi, che garantiscono una qualità di vita maggiore e migliore per tutti i cittadini, contemplano l’impossibilità per il sistema sociale di sostenerne i costi, in quanto il prelievo economico a cui sottoporre i lavoratori attivi diverrebbe insostenibile, cosi come sarebbe insostenibile l’onere dello Stato.
Queste soluzioni già oggi sono di due tipi:
• la sanità integrativa gestita da enti mutualistici;
• la sanità privata gestita da società imprenditoriali.
Accomunare queste due soluzioni in un unico sistema è un grave errore di interpretazione.
Gli enti di sanità integrativa sono strutture senza scopo di lucro, basate sul principio della mutualità, che operano con regole ben definite e consentono di mediare il costo sanitario sostenuto da individui e famiglie. Proprio per questo motivo, permettono anche a chi le sottoscrive di godere di opportuni vantaggi fiscali.
Al contrario, le aziende che forniscono coperture sanitarie private sono società imprenditoriali, che hanno come obiettivo l’utile da distribuire ai propri azionisti ed operano in funzione del principio economico fondato sul rapporto ricavi-costi.
Gli enti di sanità integrativa, rappresentati esclusivamente da Fondi Sanitari, Società Generali di Mutuo Soccorso e Casse di Assistenza Sanitaria, consentono quindi di intermediare la spesa oggi sostenuta direttamente da individui e famiglie, con un modello basato sul principio mutualistico della reciprocità: sostanzialmente i soci di questi enti si consorziano tra loro per sostenersi l’un l’altro economicamente in caso di necessità sanitarie, senza che questo rappresenti un costo
aggiuntivo per lo Stato e per le fasce più deboli della popolazione, ed abbassando il costo che ciascuno dovrebbe altrimenti sostenere in proprio.
Questi enti rappresentano il secondo pilastro della sanità, sono già oggi operanti, opportunamente controllati e gestititi secondo regole precise e non vanno assolutamente confusi con forme di sanità privata.
Infatti, la sanità privata è gestita da società imprenditoriali, tipo le compagnie assicurative, che decidono aprioristicamente, tramite modelli di selezione attiva, a chi prestare le proprie coperture, per quanto a lungo mantenerle e come erogare i rimborsi agli aventi diritto ed il cui costo è aggiuntivo rispetto a tuti gli altri costi sostenuti da individui e famiglie per proteggere il proprio diritto alla salute.
Queste società richiedono un corrispettivo da coloro che sottoscrivono le proprie coperture, sul quale hanno l’obiettivo di ottenere un margine economico favorevole, e quindi sono dirette alle fasce economicamente più abbienti della popolazione che desiderino integrare ulteriormente il livello (basso) di assistenza sanitaria pubblica a loro riservata e le eventuali prestazioni sanitarie garantite loro dalle forme di sanità integrativa.
Sostenere quindi che gli enti di sanità integrativa siano una modalità di privatizzazione del sistema sanitario è un macroscopico errore di valutazione, così come sostenere che la sanità integrativa possa essere prestata da aziende non fondate sul principio mutualistico è una utopia economica.
Quando si affronta il tema della salute, che è un diritto costituzionalmente garantito, è necessario essere precisi ed opportunamente documentati per non confondere le idee dei cittadini.
Il nostro Paese ha sempre avuto un sistema di coperture sanitarie ammirato da tutti i paesi del mondo e lo ha, nel tempo, preventivamente ed opportunamente, implementato con soluzioni ottimali di sanità integrativa, lasciando la possibilità a chi lo desidera di integrare ulteriormente le proprie coperture con coperture sanitarie private.
Attualmente, il sistema a tre pilastri è per ragioni statistiche, sociali, economiche, costituzionali, l’unico sistema che può tutelare tutti i cittadini e bene hanno fatto i legislatori che si sono succeduti negli ultimi vent’anni a sostenerlo, regolamentarlo ed organizzarlo.
Sta solo a tutti noi usufruirne in modo corretto senza confusioni interpretative e sterili polemiche che prendano spunto da valutazioni politiche o da interessi imprenditoriali.